Dallo Stato della Chiesa al Regno d’Italia (1859-1861)

Governo provvisorio di Perugia (1859)

L’insurrezione perugina del 1859, culminata nelle cosiddette “stragi del 20 giugno”, ha sancito l’inizio dell’ultima fase del processo risorgimentale in Umbria. Il movimento, che di fatto non riuscì a coinvolgere il resto della regione rimasto sostanzialmente estraneo o comunque poco sensibile all’appello di aderire “al nuovo ordine di cose” lanciato dal Governo provvisorio di Perugia, costituì una chiara dimostrazione della volontà di partecipare alla causa unitaria nazionale, pagata però dalla città a caro prezzo.

Liberazione dell’Umbria e annessione al Regno d’Italia (1860-1861)

L’11 settembre 1860 l’esercito piemontese varcò il confine tra la Romagna e le Marche, invadendo lo Stato della Chiesa; quello stesso giorno le truppe sabaude liberarono Città di Castello, il 14 toccò a Perugia, il 17 a Spoleto e il 20 a Terni. Nel frattempo, il 12 settembre, era stato costituito un “Commissariato generale straordinario per le province dell’Umbria”, affidato al marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, con il compito di amministrare le ex province pontificie e guidarle verso l’annessione al Regno d’Italia.