Il primo Piano di sviluppo economico dell’Umbria (1960-1964)

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La necessità di elaborare un Piano di sviluppo economico per l’Umbria maturò a seguito della grave depressione economico-sociale determinatasi nel dopoguerra in alcuni settori produttivi (licenziamenti della Società Terni, crisi delle miniere di lignite, riconversione post-bellica di alcune industrie legate all’economia di guerra) e della presa di consapevolezza della necessità di trovare quanto prima una via d’uscita dalla crisi per evitare un ulteriore aggravamento della depressione umbra. Il progressivo sviluppo del Nord da un lato e l’intervento governativo nel Sud dall’altro rischiavano di creare forti squilibri a livello di sviluppo economico in diverse regioni del Paese. Per questo motivo tutti gli operatori economici, sociali, professionali si mossero al fine di elaborare un progetto di sviluppo regionale volto a superare le criticità del sistema e della struttura economica umbra. Si susseguirono convegni, dibattiti, riunioni, studi, pubblicazioni che dimostrarono la volontà e il desiderio di tutta la società civile di progresso economico e sociale della regione.
Le lotte contadine e operaie di quegli anni furono un chiaro ed evidente sintomo della crisi e giocarono allo stesso tempo un ruolo fondamentale nella definizione del processo di «unificazione» della regione. Nel 1959 si ebbe una ripresa dell’attività sindacale: lo sciopero generale del 21 ottobre indetto da Cgil, Cisl e Uil sul complesso dei problemi regionali ottenne vasto successo sia tra operai e contadini che tra i ceti medi e portò ad una accelerazione delle convergenze unitarie. Si aprì così una nuova fase che mise in discussione tutti gli equilibri politici che si erano creati nel corso degli anni ‘50, maturò così la necessità di una elaborazione programmatica e politica e l’idea del Piano di sviluppo si fece sempre più concreta.
Nel febbraio del 1960 la «questione umbra» venne posta per la prima volta al centro del dibattito di una seduta del Parlamento italiano; al termine di quella seduta venne approvato un documento che impegnava il governo ad avviare una politica organica di sviluppo della regione e affrontare i punti cruciali della crisi umbra. L’8 settembre di quello stesso anno su iniziativa di varie forze politiche venne istituito il «Centro regionale per il Piano di sviluppo economico dell’Umbria» con lo scopo di promuovere in modo unitario, indagini e studi sulla situazione economica e sociale dell’Umbria e di riflettere sulle sue possibilità di sviluppo. Il «Centro» elaborò fra il 1960 e il 1963 un sistema di interventi, sulla base di zone omogenee, che diede vita per la prima volta a livello nazionale ad una proposta complessiva di Piano regionale di sviluppo.
Il dibattito sul Piano si aprì a seguito della sua presentazione e consegna all’allora ministro del Bilancio on. Ugo La Malfa nel gennaio 1963. A questa fase parteciparono tutte le forze locali umbre (consigli provinciali di Perugia e Terni, consigli comunali della regione, le Giunte delle Camere di commercio di Perugia e Terni, i partiti, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria,altri organismi locali, gli uffici periferici dello Stato, gli Istituti bancari e molti imprenditori). Dal confronto emerse, pur nella diversità di opinioni, una larga convergenza su una valutazione sostanzialmente positiva delle linee generali del Piano, dei suoi obiettivi e degli interventi in esso previsti, posizione contraria fu espressa solo dalle Associazioni umbre degli agricoltori, dal Partito liberale (Pli) e dal Movimento sociale (Msi). In altri documenti presentati erano contenute valutazioni critiche a proposito degli interventi in alcuni settori, mentre il giudizio generale non fu negativo.
Il documento approvato nel 1964, a conclusione del dibattito, rispetto alla prima stesura ne confermava l’impostazione generale, sviluppando però alcuni chiarimenti rispetto ai fini e agli obiettivi del Piano e accogliendo alcune osservazioni e proposte emerse dal confronto tra diversi soggetti istituzionali, parti sociali e associazioni. La successiva modificazione del ciclo politico e degli assetti politico-sociali fece però sfumare ogni possibilità di attuazione del Piano elaborato, mancavano sia gli strumenti che le risorse finanziare per dare avvio a quel processo di riforma necessario per lo sviluppo della regione.
Questa esperienza di programmazione ha rappresentato una sorta di laboratorio democratico per le varie forze politiche che si trovarono per la prima volta ad affrontare in maniera sistematica il tema dello sviluppo regionale. La necessità di uscire dalla condizione non solo di marginalità e isolamento, ma di profonda depressione economico-sociale si manifestò nell’elaborazione di un progetto politico innovativo che consentì alla regione di confrontarsi con le questioni più complesse dello sviluppo nazionale.
Aggiornato il: 29/06/2014
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Condizioni attuali di vita e prospettive alternative negli orientamenti del mondo contadino
Ente di conservazione: Camera di Commercio di Perugia
Collocazione: B 521
Data: 1961
Contenuto documento
Il rapporto costituisce un sommario bilancio dei principali risultati della ricerca socio-culturale sulla deruralizzazione – condotta per conto del Centro Regionale per Piano di Sviluppo Economico dell’Umbria dall’Istituto di Etnologia e Antropologia Culturale dalla Università degli Studi di Perugia – e delle indicazioni che da tali risultati derivano in ordine alla collaborazione dello “schema” del piano regionale umbro di sviluppo economico.
La ricerca si pone come obiettivo quello di contribuire ad una migliore conoscenza delle lotte contadine, dell’esodo e dell’intero fenomeno di deruralizzazione, focalizzandone i processi a livello della crisi degli atteggiamenti psico-culturali dei contadini verso la propria condizione e del configurarsi di nuovi atteggiamenti verso la ricerca di condizioni alternative, ciò a seguito del rapido svilupparsi di opportunità professionali e stili di vita affermatisi con lo sviluppo urbano e industriale.
I giudizi e gli orientamenti emersi dalla ricerca mettono in luce una profonda rottura con il passato nel senso di un generale rivolgimento nelle aspettative e nell’immaginario del contadino umbro a favore di un individualistico inserimento nel contesto urbano nell’ottica di raggiungere un miglioramento delle proprie condizioni di vita.

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Primi risultati della ricerca sull’imprenditorialità in Umbria
Ente di conservazione: Agenzia Umbria Ricerche; Camera di Commercio di Perugia
Collocazione: B.II.4.33 (AUR); B 519 (Camera di Commercio di Perugia)
Data: 196?
Contenuto documento
La ricerca ha sottoposto ad esame, tramite interviste dirette ai soggetti identificati come titolari delle aziende, un campione di piccole e medie imprese operanti in Umbria alla fine del 1961 nel settore industriale.
L’indagine si è proposta di accertare l’esistenza nella regione di forze imprenditoriali, “elementi cioè in possesso di qualità di iniziativa, capacità di programmazione e organizzazione dei fattori produttivi tali da essere in grado di raccogliere e sviluppare gli stimoli e le occasioni eventualmente offerti dagli organi pubblici”. Per conseguire tale intento la ricerca è stata incentrata sullo studio approfondito, a mezzo di un apposito questionario, dei caratteri posseduti dalla classe imprenditoriale già esistente al livello delle piccole e medie aziende industriali (con numero di addetti compreso tra 15 e 500). Si riteneva, così operando, che le informazioni successivamente raccolte avrebbero consentito, non solo di disporre di un quadro fotografico della situazione aziendale umbra, nei limiti oggetto dell’indagine, ma anche di individuare i problemi di ordine economico e sociologico che sembravano impedire alle piccole e medie aziende di svilupparsi.

Note: manca sezione appendice e questionario
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Primi elementi emersi dall’indagine sull’artigianato in Umbria
Ente di conservazione: Agenzia Umbria Ricerche; Camera di Commercio di Perugia
Collocazione: B.II.4.34 (AUR); B 513 (Camera di Commercio di Perugia)
Data: 1962?
Contenuto documento
Lo studio presenta i risultati derivanti da una indagine campionaria del 1961, condotta mediante interviste, su alcune aziende della regione identificate come artigiane sulla base della massa degli artigiani iscritti agli Albi nelle due province umbre alla data del 31 dicembre 1959. Lo scopo era sia quello di verificare i settori in cui si era manifestata più evidente la crisi dell’artigianato, identificandone le principali manifestazioni e cause, sia di individuare le categorie ed i mestieri sui quali si rilevava indispensabile operare per lo sviluppo generale dell’economia umbra.
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Criteri seguiti nella delimitazione delle zone agrarie omogenee per l’agricoltura umbra
Ente di conservazione: Camera di Commercio di Perugia
Collocazione: Misc V A – 27
Data: 1961?
Contenuto documento
Il lavoro trae spunto dalla carta delle zone omogenee realizzata dall’Osservatorio di Economia Agraria dell’Università degli Studi di Perugia. Essa costituisce semplicemente una prima ipotesi di lavoro in quanto costruita sulla base delle conoscenze empiriche dei compilatori, suddividendo il territorio umbro in quattro grandi zone omogenee, divise poi in sei sottozone, per le quali la relazione ne descrive gli elementi compositivi in base a ordinamento colturale, superficie aziendale e tipo di imprese prevalenti così da poter poi classificare e definire zona per zona le aziende che dovranno essere interessate dalle indagini campionarie dalle quali sviluppare le ricerche del settore agrario previste nel corso della redazione del Piano di Sviluppo Economico dell’Umbria.
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Appunti sulla razionalizzazione del territorio agricolo umbro
Ente di conservazione: Camera di Commercio di Perugia
Collocazione: Misc III A – 63
Data: 1962?
Contenuto documento
La breve relazione si incentra sui rapporti tra agricoltura e organizzazione razionale del territorio, prospettando alcune soluzioni riguardanti l’organizzazione del territorio agro-silvo-pastorale secondo ripartizioni agricole comprensoriali in grado di garantirne l’efficienza economica e produttiva.
V. Angeletti e C. Franzoni (a cura di), Gli archivi del Centro regionale per il Piano di sviluppo economico e del Centro regionale umbro di ricerche economiche e sociali. Inventari, Perugia, Soprintendenza archivistica per l’Umbria, 2012.

Atti del II convegno degli operatori economici umbri (Terni, 9 novembre 1957), Terni, s. n., 1958?

C. Carnieri, Regionalismo senza regione. Considerazione sull’Umbria negli anni Cinquanta e Sessanta, Perugia, Protagon, 1992.

Cinquant’anni di ricerche per la programmazione economica, sociale e territoriale in Umbria. Repertorio delle ricerche e indici dei periodici, Perugia, Aur, 2007.

Il Convegno economico regionale, «Cronache umbre», 2, 4-6 (1959), pp. 83-92.

P. De Angelis, L’isola senza mare. Storia del piano di sviluppo economico dell’Umbria (1960-1970), Arrone, Thyrus, 2012.

Discussione sulla situazione della regione umbra alla Camera dei deputati 11-12-13-16-17 febbraio 1960, Terni, s. n., 1961?

E. Mantovani, L’Umbria e la programmazione regionale (un’ipotesi interpretativa per gli storici), in R. Covino e G. Gallo (a cura di), Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità ad oggi. L’Umbria, Torino, Einaudi, 1989, pp. 792-822.

L. Maschiella, Il Piano del ‘64: ciò che vale di una esperienza comune, «Cronache Umbre», 1, 7 (1976), pp. 83-93.

Il Piano di sviluppo economico dell’Umbria, I, Relazione generale del Piano, Perugia, s. n., 1965.

M. Santi, Programmazione regionale: il significato dell’elaborazione del Piano del ‘64, «Cronache Umbre», 1, 5-6 (1976), pp. 73-85.