La Provincia dell’Umbria (1860-1927)

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Nel settembre 1860, a seguito dell’occupazione dell’Umbria da parte dell’esercito piemontese, lo stato sardo diede subito vita ad un governo provvisorio per amministrare le ex province pontificie e guidarle verso l’annessione al Regno d’Italia. A dirigere questa fase di transizione fu inviato, in qualità di Commissario straordinario, il marchese Gioacchino Napoleone Pepoli che, oltre a smantellare le vecchie strutture del governo pontificio, con decreto emanato il 15 dicembre 1860 costituì, non senza opposizioni e resistenze, la Provincia dell’Umbria composta da Perugia, capoluogo, e dai circondari di Spoleto, Orvieto, Terni, Rieti e Foligno, con l’aggregazione della giusdicenza di Gubbio, sottratto alla Delegazione di Urbino e Pesaro in cambio del mandamento di Visso, ceduto a Camerino.
La costituzione della nuova provincia provocò diffuso malcontento tra le popolazioni: Todi, Spoleto e Rieti mal sopportavano di dover dipendere da Perugia, e Città di Castello, cessando di essere distretto, temeva di perdere archivi, monasteri e biblioteche. Il 17 dicembre il Pepoli pubblicò un proclama che, oltre a ribadire i motivi alla base dell’unificazione territoriale, invitava gli umbri e i sabini a dare prova di concordia e di abnegazione «sacrificando al bene della patria le tradizioni e gli interessi municipali». A seguito della pubblicazione del decreto anche i cittadini di Gubbio espressero il loro malumore di fronte alla decisione di distaccare il mandamento dalle Delegazione di Urbino e Pesaro per riunirlo alla Provincia dell’Umbria, presentando alla Magistratura, in data 29 dicembre, una protesta ufficiale firmata da 390 eugubini. La protesta non sortì alcun effetto: dal 20 dicembre infatti anche il decreto n° 582 del Commissario delle Marche Valerio che staccava dalle Provincie delle Marche la giusdicenza di Gubbio e aggregava a questa ultime il mandamento di Visso era divenuto operativo.
Il 28 dicembre, dinnanzi al deciso atteggiamento del governo, il Pepoli poteva riferire a Torino che Spoleto e Todi cominciavano a calmarsi. Il giorno successivo il Commissario fece pubblicare un proclama di saluto rivolto ai cittadini dell’Umbria con il quale annunciava il compimento della propria missione. Tuttavia, le contestazioni seguite alla creazione della Provincia non cessarono con la fine del Commissariato straordinario, ma continuarono ancora per diversi anni (a tenere banco più a lungo furono le proteste di Orvieto e Rieti che, adducendo diverse motivazioni, chiedevano il distacco dalla Provincia dell’Umbria), alimentando il dibattito politico nella regione ed anche contrasti con le regioni limitrofe.
Aggiornato il: 29/06/2014
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Decreto 15 dicembre 1860

Decreto del 15 dicembre 1860 con il quale il marchese Pepoli istituisce la Provincia dell’Umbria


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Memoria per lo smembramento della città di Gubbio dalla provincia Urbinate a quella di Perugia
Ente di conservazione: Archivio di Stato di Perugia
Segnatura: Commissariato Generale Straordinario delle Province dell’Umbria, b. 1, fasc. 8, cc. 1r-4v
Data: 3 ottobre 1860
Contenuto documento
Memoria della Commissione Municipale di Gubbio inviata al Regio Commissario per le Province dell’Umbria Pepoli nella quale viene presentata la richiesta di “smembramento […] di Gubbio dalla Provincia Urbinate, e relativa annessione alla Perugina”

Annessione di Gubbio alla Provincia di Perugia, lettera senza riscontro 1860, ott. 3

Illmi [Illustrissimi] Signori
Per decreto di questa Commissione Municipale oggi stesso emanato, vengono le Sigg.rie [Signorie] VV. Illme [Illustrissime] prescelti (sic) dall’onorevole incarico di officiare in nome della medesima persona di sua Eccellenza Sig. Commissario Generale Straordinario dell’Umbria coll’intendimento di eseguire non solo verso di lui un atto di ossequiosa osservanza, ma affine ancora d’impegnarlo nell’oggetto, che tanto preme al Municipio dello smembramento cioè di Gubbio dalla Provincia Urbinate, e relativa annessione alla Perugina di che parla l’acclusa Memoria da rassegnarsi a quell’eccelso personaggio.
Restano pure incaricate le Sigg.rie [Signorie] VV. Illme [Illustrissime] di esperimentare in tale evenienza le intenzioni delle quali, nella grata ipotesi mostrerebbesi compreso il Municipio di Perugia a vantaggio del Nostro, particolarmente sopra quanto viene accennato nell’apposito foglio, che pure compiego.
Nella lusinga, che la onorevole missione ottenga in grazia ancora dal merito, ed interessi, che le distinguono, un risultato pari al desiderio, ho il bene di essere.
Delle Sigg.rie [Signorie] VV. Illme [Illustrissime] Li 3 ottobre 1860
Sigg.i [Signori] Giuseppe Elisei
Giuseppe Avv.o [Avvocato] Boni
Avellino Wadincton
Gubbio
Per la Commis.e [Commissione] Com.le [Comunale] Raffaele Morelli

Memoria per lo smembramento della città di Gubbio dalla Provincia Urbinate a quella di Perugia

Giunto l’istante in cui è dato ai Popoli di esporre liberamente i loro desideri; il comune di Gubbio si fa ad implorare lo smembramento del suo territorio dalla Provincia di Urbino e Pesaro, e la correlativa annessione a quella di Perugia. Non muove tale richiesta da gretto municipalismo, imperciocché, sorto il principio della Unione Italiana, sdegnò dare più ascolto a somiglianti bassi pensieri. Sibbene la regolarità del reparto delle Provincie, non disgiunte dalla pubblica utilità ed alle convenienze del Paese, n’è l’unico movente.
Gubbio è situata sotto il versante del maggiore Appennino dal lato di Ponente. Essa è dunque città umbra e i suoi cittadini cogli Umbri e non cogli Urbinati e i Pesaresi hanno i rapporti tutti di commercio, di cittadinanza e di clima non meno che dei costumi sociali ed agricoli.
La Provincia di Perugia circonda il suo territorio quasi interamente racchiudendolo dai lati di mezzodì, ponente, e tramontana. Colla Provincia di Urbino non ha Gubbio che una piccola unione dal lato di levante, e precisamente in quella parte ove stà collocata la catena maggiore dei monti, che dividono le Marche dall’Umbria.
Se quindi l’attuale civilizzazione ha legittimato il principio che i versanti dei monti stabiliscono i confini nazionali, un eguale sistema dovrà necessariamente correre anche nelle suddivisioni provinciali onde l’Umbria potrà con ogni ragione reclamare la regolarità de suoi confini colle Marche alla cresta del maggiore Appennino, e Gubbio il ritorno frà i suoi confratelli.
Quando la nostra città venne da qualche secolo staccata dalla famiglia Umbra ed unita alla Urbinate, non ebbesi certamente in vista né la situazione topografica, né il conseguimento di maggiori rapporti commerciali. La cosa procedette d’altronde da titolo cioè meramente politico, dettato della specialità di questi tempi. Governava in Urbino la famiglia Feltresca, il di cui regime riscuoteva plauso dai governati, e formava il desiderio dei vicini. Gubbio credette porsi sotto le bandiere di lei: intese peraltro darsi a lei solamente, non ad Urbino, integra confermando la sua autonomia.
Accettate furono le condizioni, ed i Feltreschi ai loro titoli quello aggiunsero ancora dei Signori di Gubbio. Lo stesso fu egualmente pratticato dai Della Rovere successori dei Feltreschi fino all’istante in cui gli Stati di Urbino passarono per titoli di devoluzione alla S. Sede Romana.
Di più, avendo il Pontefice di quei tempi decretato che anche dopo l’incorporazione dei dominii Della-Rovere proseguissero nel rigore le leggi ducali ed i privilegi de’ Municipi di quella dizione, Gubbio continuò pure in appresso a mantenere incolumi i suoi diritti, e disgiunto il territorio dal paese urbinate. L’ammalgama (sic) non accadde se non a tempi più vicini: allora quando il Governo Pontificio aboliti i municipali privilegi, decretava che tutte le città e Provincie fossero rette dalla stessa legislazione. Abolito con ciò l’antico sistema che solo era stato causa e movente della vecchia divisione territoriale, e conguagliati così nei diritti tutti i Comuni, era necessario in nuovo riparto basato unicamente sui rapporti di analogia topografica e commerciale tra paesi e paesi. Ma ciò che era indispensabile si omise, e si lasciò in tutto l’antica divisione delle Provincie, la cui origine procedeva dalla vecchia partizione giurisdizionale che più non esisteva. Gubbio avanzò fin dalle prime le sue istanze onde far parte della Provincia Umbra: le rinnovò più volte, ma indarno. Né accadde ciò perché ingiuste si riconoscessero le sue querele: se ne ravvisò anzi costantemente la ragionevolezza: la cosa era ben chiara per se medesima, ed il Governo Pontificio ricevevane anche il consiglio per la sollecita affettuazione nel 1848 dal presidente del Censo in discarico delle operazioni eseguite dalla Commissione eletta alla revisione del censimento. Allorché il detto rapporto prende la parola intorno alla Provincia Perugina, così si esprime alla pag. 42 relativamente a Gubbio “Il piano di Gubbio benché sia amministrativamente assegnato alla Provincia di Urbino e Pesaro, essendo per tutto a ponente dell’Appennino appartiene per giacitura naturale alla regione dell’Umbria. A questa possiamo dare per confini la catena maggiore degli Appennini, la Sabina, il Patrimonio di S. Pietro, e la Toscana, entro i quali limiti si comprendono le attuali Provincie di Perugia, Spoleto, Orvieto, con più il distretto di Gubbio”. E più chiaramente si esprime la stessa Presidenza del Censo nell’altro rapporto relativo alle Marche alla pag. 1 “Costituisce la Sezione delle Marche la metà circa di quella Regine, che seguendo l’andamento longitudinale dell’Italia media da scirocco a maestro e giace ad oriente dei monti Appennini da dove decorre in lunga e stretta zona al mare Adriatico: se non che fa duopo sottrarvi la Provincia di Camerino, la quale quantunque situata da quella banda, pure nel compartimento censuale è stata aggregata alla Sezione dell’Umbria: ed invece aggiungervi il Distretto di Gubbio che si distende al di qua degli Appennini per entro la Provincia di Perugia. La configurazione della Sezione delle Marche attenendosi a della linea media, ed astrazione facendosi dalle indicate anomalie (cioè di Gubbio e Camerino) può dirsi quella di un parallelogrammo obliquo. I confini naturali e fisici sono ben diversi da quelli statistici amministrativi attuali, dappoiché i primi sarebbero gli Appennini dalla parte di ponente, il mare Adriatico a levante, il Tronto da austro, e la Marecchia da borea”.
Né arrechi meraviglia il contegno tenuto dal Governo Pontificio sulle istanze eugubine. In un regime in cui per sistema comandano oltre il sovrano quali più, quali meno tutti i componenti il Sacro Collegio, poté Urbino a cui dispiaceva per mere sue viste municipali la emancipazione di Gubbio, ricorreva alla protezione di valevoli Porporati a far distogliere sotto il titolo di dilazione temporanea il conseguimento di un atto di giustizia col carpire un rescritto che ordinava si sarebbe trattata la cosa ad un nuovo sistema territoriale. L’ottenimento di un rescritto dilatorio valere sotto il Regime Pontificio ad un decreto di esclusione: mentre è ben nota la sua avversione a cambiamenti radicali e progressivi.
Ma poiché il Regno di Vittorio Emanuele sopra tutt’altri principi è basato, confida il popolo Eugubino che essendo palese la giustizia della sua richiesta, sia senz’altro la medesima favorevolmente accolta.

Nota: L’archivio di stato di Gubbio conserva una copia del testo con alcune varianti (Segnatura: fondo comunale, b. 2, tit. I, art. 7)

Bibliografia: L. Rogari, L’unione di Gubbio alla provincia dell’Umbria (ottobre-dicembre 1860) nell’opera del Commissario generale straordinario, “Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia”, vol. XXIII, a. a. 1985-1986, Studi storico-antropologici, pp. 150-152

1 oggetto(i)
Telegramma del ministro Minghetti al Regio Commissario Generale dell’Umbria
Ente di conservazione: Archivio di Stato di Perugia
Segnatura: Commissariato Generale Straordinario delle Province dell’Umbria, b. 15, fasc. 300, c. 289r
Data: 21 dicembre 1860
Contenuto documento
Nel telegramma il Minghetti richiede in particolare informazioni circa il decreto sulle circoscrizioni territoriali e informa della prossima pubblicazione del decreto di annessione
1 oggetto(i)
Protesta degli eugubini presentata alla Magistratura contro l’annessione alla provincia dell’Umbria
Ente di conservazione: Archivio di Stato di Gubbio
Segnatura: Fondo comunale, b. 2, tit. 1, Art. 7
Data: 29 dicembre 1860
Contenuto documento
Bibliografia: P.L. Menichetti, Storia di Gubbio dalle origini all’Unità d’Italia, I, Città di Castello, Petruzzi, 1987, pp. 366-370
8 oggetto(i) « di 8 »
Memoria del Municipio di Città di Castello al Commissario Pepoli
Ente di conservazione: Archivio di Stato di Perugia
Segnatura: Commissariato Generale Straordinario delle Province dell’Umbria, b. 6, fasc. 98, s.f. 5, cc. 532r, 1r-4r
Data: 23 dicembre 1860
Contenuto documento
Nel documento vengono suggeriti provvedimenti utili a calmare lo spirito pubblico in risposta alle lamentele della popolazione seguite alla creazione della nuova circoscrizione territoriale
1 oggetto(i)
Relazione esposta dal municipio di Rieti sulla necessità di ricostituire l’ex provincia di Rieti
Segnatura: Atti del Consiglio provinciale
Data: settembre 1862
Contenuto documento
Relazione esposta dal municipio di Rieti sulla necessità di ricostituire l’ex provincia di Rieti con una circoscrizione territoriale designata nella istanza al Ministero il 15 aprile 1861 sotto la denominazione di Provincia Sabina

In vista e considerazione di tutto il narrato tenendo conto del comodo e vantaggio che acquisterebbero i tre Circondari di Rieti, Terni, e Città Ducale, della remozione di serio inconveniente, che paesi del Circondario di Rieti siano divisi per 150 Chilometri dal Capo-luogo di Provincia, seguendo la massima moralissima che debba farsi tutto ciò che ad altri giova ed a se stesso non nuoce, la maggioranza della Deputazione Provinciale non esita punto ad emettere il suo parere cioè, che l’onorevolissimo Consiglio accogliendo benignamente la istanza, esprima un voto di approvazione sulla progettata ed implorata nuova circoscrizione territoriale della Provincia Sabina: riservandosi la minoranza dissenziente di mettere in contradittorio le proprie deduzioni al Consiglio.
Il Relatore
Firmato – P. Battaglia

CONSIGLIO PROVINCIALE DELL’UMBRIA
Sessione ordinaria del mese di settembre 1862
Seconda convocazione
Verbale della decima Seduta tenuta nel giorno di Sabato 13 Settembre 1862

Ricostituzione dell’ex Provincia di Rieti
Il Sig. Conte Cav. Pietro Battaglia a nome della Deputazione Provinciale riferisce sulla domanda del Municipio di Rieti per ottenere la ricostituzione di quella antica Provincia sotto il nome di Provincia Saina, comprendendo in Essa i Circondarï di Città Ducale e di Terni, e ciò a norma di quanto venne già rappresentato al Ministero dell’Interno con apposita memoria.
Le conclusioni del Rapporto della Deputazione Provinciale (Allegato N. 71) sono favorevoli alla richiesta.
Il Sig. Conte Vincentini da quindi lettura di un suo scritto ne’ termini seguenti.
» Dalla relazione della onorevole Deputazione Provinciale, e molto più dalle osservazioni trasmesse in addizzione all’atto consigliare del Municipio di Rieti dai Sigg. componento la Giunta del medesimo, credo che le SS. LL. onorevolissime sieno state abbastanza aggiornate dei motivi per i quali quel Capo luogo di Circondario siasi indotto a reclamare presso il Parlamento Nazionale la sua ricostituzione in Provincia con l’aggregazione dei due Circondarï di Terni e Città Ducale.
» Or dunque senza riepilogarne tutte le ragioni, mi farò soltanto lecito svolgere brevemente la giustizia delle medesime affinché da esse penetrati possano emettere quel voto che dai Reatini si desidera, voto libero bensì ma spoglio di ogni prevenzione come forse potrebbe emergere per la non bastante conoscenza delle cose.
» Il Regio Commissario Pepoli nel firmare il Decreti con cui la Sabina veniva aggregata all’Umbria già era penetrato delle ragioni stesse delle quali ora avete appreso l’importanza, e se per fini politici fu allora costretto ad operare la fusione delle due Provincie, pur nondimeno era convinto della necessità che la Sabina un giorno si fosse disgiunta dall’Umbria, come abbastanza lo accennano le parole testali del Decreto medesimo ». considerando che se la Provincia di Rieti possa avere interesse ad appartenere ad altre circoscrizioni amministrative non è dato oggi provvedervi.
» Da queste parole adunque chiaramente si conosce che quell’uomo di Stato accennava ad un futuro organamento amministrativo della Provincia suddetta.
» E di fatto, oltre a tanti altri motivi chi potrà niegarmi essere l’attuale distanza tra il Capo luogo Perugia, e Rieti di grandissima difficoltà per l’amministrazione? Se poi vogliamo guardare non solo il Capo del Circondario, ma i vari Mandamenti Sabini, l’intralcio non viene solo alla amministrazione, ma ne risentono eziandio gravissimo danno il ramo di Sicurezza pubblica ed il ramo Militare.
» In quanto all’amministrazione dirò che per mezzo del Telegrafo potrà in parte sopperirsi per le cose più urgenti meramente governative, ma quando si pensi al ramo giudiziario ed amministrativo per ciò che riguarda ai particolari, per cui gli abitanti della estrema Sabina devono impiegare quattro giorni di viaggio, e quei di Rieti tre onde recarsi in Perugia sia per accedere al Tribunale di appello sia al Tribunale militare, non che per affari amministrativi, come potrà non confessarsi esser questo un gravissimo danno per l’economia domestica delle famiglie, nonché un sensibile incomodo personale, e di tale incomodo ne fa abbastanza fede anche questo nostro consesso il quale al primo appello non ha mai interamente risposto, e ciò in causa del lungo viaggio a cui molti devono soggiacere, e che ad altri è scusa per non intervenire?
» In quanto poi ai rami Militari e di Sicurezza pubblica farò osservare come giunti gli ordini in Rieti questi non possono essere subito trasmessi i tutti i Mandamenti per mancanza di linee telegrafiche; e così ritardo di ordini e di viveri alla truppa, e ritardo di disposizioni ai varï Delegati per arresti di reazionarï e di disertori, qual ritardo non sarebbe tanto sensibile se gli ordini venissero direttamente dal Ministero a Rieti Capo luogo di Provincia.
» Se poi oltre alla verità di quanto ho esposto, si voglia riflettere come in nessuna delle antiche Provincie, che delle nuove ammesse al Regno Italiano, si verifichi si enorme distanza tra un Circondario e il Capo-luogo, benchè munite di strade ferrate e di altre ottime vie Provinciali, è certo allora che tanto più ragionevole dovrà sembrare la richiesta dei Reatini.
» Tuttociò per quanto può riferirsi agli incomodi, agli inconvenienti ed alla economia danneggiata dell’ex-Provincia.
» I vantaggi poi che tanto Essa quanto i Circondarï da aggregarsi risentirebbero dalla nuova sistemazione territoriale, sono stati abbastanza dimostrati nei schiaramenti de’ quali si è fatta lettura, e solo ripeterò essere dessi immensi e reciprocamente utili tanto sotto l’aspetto geografico che Commerciale di leggersi le SS. LL. avranno potuto conoscere.
» Or dunque per ottenere un favorevole suffragio non rimarrebbe a superare che quella naturale ripugnanza, che oggi risente ogni libero Italiano alla sola idea di divisione. Ed in fatti mi si dirà mentre tutti gridano unità, mettere in campo progetti di separazione? Ciò non potrà mai accadere.
» Sarebbe pur bella ed applicabile questa Teoria se tutto il nostro Regno potesse esser costituito in una sola Provincia: ma dovendo questo pur troppo esser ripartito in tanti Centri per l’andamento dell’Amministrazione e per il comodo della Industria e del Commercio, è necessario che tale ripartizione sia la più esatta ed organica che sia possibile, onde la machina sociale cammini quanto meglio si può, ed appunto vi sia quella giusta distribuzione che stà nel Corpo umano in cui vediamo che quando le Membra stanno tutte al posto il corpo camina speditamente sotto la direzione della testa, ma se troviamo gamba più lunga ed un braccio più corto non vedremo più che eseguisca esattamente le proprie funzioni per quanto la Testa voglia dirigerlo.
» Or dunque non mi resta che pregare le SS. LL. onorevolissime a voler far propria per un momento la dimanda dei Reatini, ed abbandonando ogni idea di Municipalismo, a bilanciare l’attuale con la nuova posizione di quelli abitanti, e son certo che saranno per emettere un voto favorevole ne punto dissimile da quello che in questa medesima sessione si ebbe Città di Castello.
» Farò poi riflettere come quand’anche Rieti torni ad essere Provincia separata dall’Umbria sarà sempre on Essa unita per principï, per simpatie e per necessità di Commercio, e rammenterà sempre con compiacenza come Umbri e Sabini anche nello scorso anno accorsero insieme armati sull’Appennino a reprimere la invasione Borbonico-Clericale; ed infine dirò che rimarrà sempre d’interesse comune, quale si è il Monumento dell’Immortale Cavour, eretto dalle Provincie riunite, ed all’ombra del quale l’unione non potrà mai venir meno.»
Finita la lettura il Sig. Cav. Guardabassi presenta la seguente mozione.
» Si propone l’aggiornamento fino alla prossima soluzione della questione romana.»
Dopo ciò il Consigliere Sig. Antonini dice poche parole per pregare il Consiglio a volere emettere con tutta freddezza il suo voto.
Domanda la parola il Sig. Garofoli, e dice doversi esaminar la domanda di Rieti sotto duplice aspetto cioè, rapporto al Circondario di Terni, e rapporto alla Provincia esistente dell’Umbri. Egli assevera che per affetto trovasi collegato a Rieti come a Perugia, e sotto la dolce aspiraione della simpatia non saprebbe ne sceverarsi da Perugia, come non saprebbe respingere la dimanda di Rieti. Però, il Garofoli dice, come il Commissario generale quando riconobbe che Rieti doveva appartenere ad altra Provincia, notò quasi tacitamente che la Sabina non poteva trasformarsi in Umbria perchè non bastano gli effetti, ma occorre la ragione topografica storica tradizionale ed utilitaria a stringere in legame le diverse famiglie Provinciali.
Or bene se Rieti ha tutte le sue bune ragioni a costituirsi in Provincia come centro della Sabina, come è che Rieti vorrà togliere all’Umbria Terni e trasformarlo in Sabina, e così mentre reclama i suoi diritti, invade quelli che dovrebbe in altri riconoscere e rispettare per quel principio stesso che propugna il suo? Rimpetto al Circondario di Terni vi sono, dice, ragioni di varia indole che non permettono per fermo l’aggregazione agognata da Rieti, ma egli si passerà di accennarli poiché crede debba rimandarsi tale discussione quando sarà il parlamento a Roma. E dice a Roma perchè allorquando saremo là, potremo sapere come ci troveremo? E l’Umbria resterà siccome è? E intanto le strade ferrate che si lavorano, astringeranno le cose a modificarsi, vedremo gl’interessi i bisogni, le aspirazioni diversamente atteggiarsi, quindi disopportuno sarebbe oggi il nostro decidere: opportuna e ben chiarita sarà invece la posizione nostra in tal proposito quando la questione di Roma sarà risoluta. Conclude finalmente il Garofoli, per far ragione alla istanza della Sabina di Rieti, ma non per lo stralcio dell’Umbro circondario di Terni dall’Umbria, e fuori dalle ragioni topografiche, contro le storiche glorie e tradizioni, e contro l’utile suo costringerlo capricciosamente a farsi Sabino.
Dopo il Sig. Garofoli sorge il Sig. Martinelli e dice che
Rieti certo merita molto, e che la Giunta Municipale di quella Città non ha fatto che porsi all’altezza delle sue tradizioni istoriche allorchè ha elaborato quel progetto bellissimo del quale fu data lettura. I paesi che dovrebbero concorrere a formare la nuova Provincia son tutti al di qua delle Provincie che tutt’ora giacciono sotto il Governo Papale. Perciò, egli crede, che possa benissimo il Consiglio emettere il suo voto sotto questo rapporto ed anche favorevole: ma, prosegue il Sig. Martinelli, è però vero che i Municipï dei Circondarï di Terni e Città Ducale sono concordi di volgere le spalle agli attuali loro Capo-luoghi per rendere così attuabili le aspirazioni Reatine? Se quanto qui hanno esposto i Consiglieri di Terni è , come dobbiamo credere, l’espressione dei loro mandanti, dovrebbe ritenersi che gli interessi, e le simpatie li chiamassero assai più a restar Umbri, come lo sono da secoli, che divenir Sabini. Non recherebbegli meraviglia se press’a poco l’altrettanto si verificasse per varï Municipï del Circondario di Città Ducale, Sabini d’origine anch’Essi, ma Aprutini da secoli, e taluni situati a gran distanza da Rieti, come la Matrice, Accumuli, Civita Reale, ed altri che sono presso le scaturigini del Tronto e del Velino.
Egli è per queste ultime considerazioni soltanto che il Sig. Martinelli opina molto prematuro il tempo per pronunciare un parere che basi sul solido.
All’ultima parte del discorso del Sig. Martinelli risponde il Sig. Antonini che i paesi della Provincia di Aquila hanno espresso già il loro desiderio di far parte della nuova Provincia Sabina, ed hanno perfino mandato un loro Rappresentante a Torino per questo effetto.
Dopo di alcune parole del Sig. Consigliere Conte di Campello il Sig. Presidente annunzia che oltre alla proposta Guardabassi è stata presentata una mozione del Consigliere Sig. Conte Vincentini così concepita:
» Il Consiglio Provinciale, tenendo a calcolo le ragioni adottate dal Municipio di Rieti perciò che riguarda la ricostituzione dell’antica Provincia Sabina, escluso il Circondario di Terni, che intende ritenere come parte integrante dell’Umbria, si riserva di emettere il voto definitivo allorchè si avrà Roma per Capitale del Regno, e passa all’ordine del giorno».
Dopo lunga discussione, avendo il Signor Cav. Guardabassi ritirata la sua proposta, si mette ai voti quella del Consigliere Vincentini che è approvata all’unanimità.

Atti del Consiglio provinciale dell’Umbria nella sua sessione ordinaria del mese di Settembre 1862, Perugia, tip. Bartelli e Santucci, 1863.

Atti ufficiali pubblicati dal Marchese G. N. Pepoli Deputato al Parlamento Nazionale … Regio Commissario generale straordinario per le Provincie dell’Umbria, 2 v., Firenze, Stamperia Reale, 1861.

A. Bartoli Langeli e D. Sini (a cura di), Dallo Stato della Chiesa al Regno d’Italia. Fonti per la storia del biennio 1860-1861, Perugia, Deputazione di storia patria dell’Umbria, 2011.

D. Cialfi e E. David (a cura di), Finestra sul Risorgimento. Terni 1859-1861, Arrone, Thyrus, 2011.

I. Ciaurro, L’Umbria e il Risorgimento. Contributo dato dagli Umbri all’Unità d’Italia, Bologna, Cappelli, 1963.

«Corrispondenze dall’Ottocento. Materiali e ricerche per la storia della Provincia di Perugia» (2007) [numero 0]

G.B. Furiozzi, Opposizioni e resistenze alla istituzione della provincia dell’Umbria (1860-1865), in Orientamenti di una regione attraverso i secoli. Scambi rapporti, influssi storici nella struttura dell’Umbria. Atti del 10° convegno di studi umbri (Gubbio 23-26 maggio 1976), Perugia, Università degli studi. Facoltà di lettere e filosofia, 1978, pp. 273-287.

G.B. Furiozzi, La Provincia dell’Umbria dal 1861 al 1870, Perugia, Provincia, 1987.

P.L. Menichetti, Storia di Gubbio dalle origini all’Unità d’Italia, 2 v., Città di Castello, Petruzzi editore, 1987, I.

L. Palmeggiani, Dall’amministrazione pontificia a quella unitaria, in M. Giorgini (a cura di), Terni. Storia illustrata delle città dell’Umbria, 2 v., Milano, Sellino, 1993, I, pp. 275-284.

Regio commissariato generale straordinario nelle provincie delle Marche, Raccolta ufficiale degli atti del R. Commissario Generale Straordinario nelle Provincie delle Marche. Parte seconda, Ancona, Gustavo Sartorj Cherubini, 1860-61 (decreto n° 582).

L. Rogari, L’unione di Gubbio alla provincia dell’Umbria (ottobre-dicembre 1860) nell’opera del Commissario generale straordinario, “Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia”, vol. XXIII, a.a. 1985-1986, Studi storico-antropologici, pp. 143-166.